C’è una notizia di questi giorni che mi ha dato un po’ di entusiasmo e speranza per il futuro: l’idea di Isabella Conti candidata sindaco di Bologna. È giusto chiedere ad Isabella Conti di essere candidata semplicemente perché è la migliore e ha già dimostrato di esserlo. È una novità importante. Lo dico, certamente, dal punto di vista dell’ appartenenza politica che mi lega a Isabella, ma soprattutto da padre e da uomo “femminista”. Ho apprezzato ancor di più le sue parole perché rappresentano il valore della libertà, dell’intraprendenza, del cambiamento; sono il materializzarsi di quella capacità così concreta delle donne di assumere responsabilità su di sé pensando al bene di tutti: «Le donne quando si mettono in gioco lo fanno in prima persona, con tutte le conseguenze del caso – ha affermato in un’intervista -: San Lazzaro l’ho governata io, le scelte le ho sempre fatte io». In questo pensiero, finalmente, superiamo la cultura delle “quote rosa” per cui le donne hanno bisogno di nomine e “cooptazione” per assumere un ruolo che possono semplicemente “meritare” rispetto agli altri competitori.
Non a caso, nel 2019 ha conquistato ben l’81% a San Lazzaro Di Savena, paese in provincia di Bologna di circa 33mila abitanti, di cui è sindaco. Lì è apprezzata e stimata per il suo impegno sul piano territoriale, ambientale, sociale (si è fatta avamposto per la battaglia contro il consumo del suolo ed è stata la prima ad offrire asili gratuiti per tutti).
Italia Viva è coraggio, scelte radicali, merito e questa è la strada che ci spinge verso qualcosa di socialmente fondamentale: verso la fine della contrapposizione degli uomini contro le donne e viceversa e che ci deve portare alla normalità e alla normalizzazione della leadership femminile, ancora in Italia inedita. Ripeto, lo dico da uomo, da padre e da insegnante che desidera contribuire alla creazione di un futuro migliore per le donne e gli uomini del domani: la candidatura di Isabella sarebbe una bella notizia per i bolognesi e l’occasione di fare un passo avanti per colmare la debolezza “cronica” di questo Paese.

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