Migranti in Italia, integrazione e non buonismo

Rispetto ad altri paesi europei, il sistema integrativo italiano, ha dimostrato le sue carenze ed ha messo in luce l’incapacità della politica di gestire, senza controversie, il problema. Tutto ciò fa si che la nostra penisola sia, nonostante la presenza di numerosi cittadini immigrati, il fanalino di coda per quanto riguarda l’integrazione fra i paesi dell’Unione Europea(volendo chiaramente escludere paesi sovranisti come l’Ungheria di Victor Orban). E’ innegabile che è sufficente sbarcare in un areoporto come: Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Londra ecc.. per notare una forte differenza con i nostri maggiori scali. Questo fatto, pur essendo un esempio, non è secondario; molto spesso infatti gli areoporti sono i biglietti da visita di un paese. Questa premessa non sta a significare che la soluzione sia il buonismo tipico di una certa sinistra, anzi, l’accoglienza illimitata dei migranti senza un vero progetto di integrazione potrebbe diventare un serio rischio per il futuro, infatti la non integrazione costituirà (ed ha già costituito) un terreno fertile per il terrorismo e altre forme di vita malavitosa. La mancanza di coraggio della politica, specie di sinistra, che promette ma è incapace di promuovere un vero piano d’integrazione rappresenta quindi un vero pericolo per la società del nostro paese. Guardando al futuro occorrerà cambiare alcune cose in primis è necessario un vero e proprio piano coraggioso per l’integrazione dei migranti che si basi su tre aspetti centrali: apprendimento della lingua italiana, centralità  della politica nella gestione del tema e impegno del settore pubblico per l’impiego dei migranti.

L’apprendimento della lingua italiana è la prima condizione senza la quale non è possibile nemmeno immaginare un progetto, per questo occorre una misura importante per aiutare chi arriva nel nostro paese a imparare la nostra lingua, la nostra cultura ed a capire meglio la società nella quale essi vivranno ed andranno ad inserirsi. Anche questa sfida diventa di tipo culturale e formativo anche perchè sappiamo che i migranti, spesso giovani e con voglia di fare, se adeguatamente formati potrebbero diventare importanti risorse per le nostre aziende come manodopera qualificata. Altro punto fondamentale è la necessità di un impegno del settore pubblico per l’occupazione dei migranti la quale non può essere lasciata solo ai privati: serve che lo stato faccia la sua parte  per consentire ai nuovi italiani di entrare nei settori come polizia, carabinieri o altro i quali sono rimasti fino ad oggi riservati quasi totalmente a cittadini di pelle bianca. I politici di oggi devono quindi impegnarsi fortemente su questo che è il tema cruciale di questa società globalizzata, dovranno avere il coraggio di fare scelte magari impopolari ma che serviranno al bene del paese. Quando si discuterà di questo piano di integrazione, noi abbiamo il dovere, come Italia Viva di appoggiare tutte le politiche che ci consentiranno di avere una legge di civiltà come auspicato dal governo Renzi ma che si è purtroppo arenata e anzi, è stata cancellata dal governo Conte I. Questo percorso va affrontato celermente perchè il problema dell’integrazione diventerà sempre più importante in futuro e l’esitazione dei politici di ogni parte che condividono questo progetto (vi è anche una destra sensibile ed intelligente) è dannosa per il paese intero: non ci guadagna nessuno, ci perdono tutti!

Per i migranti dobbiamo certamente puntare ad una loro appartenenza alla cultura italiana ma dobbiamo combattere perchè questa cultura sia nuova, una nuova società italiana per la nuova Italia del 2020 e per fare questo serve che la classe politica abbia una corretta percezione della realtà per affrontare i problemi e non per crearli. Fino ad oggi abbiamo esitato, ora dobbiamo essere lungimiranti per disegnare la base dell’Italia che verrà.

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